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DEL CAVALLARIZZO

Et questo dico per cavalli che intendono gli ordini dei maneggi terragnoli: ma se nel parare il cavallo piegassi più su una mano che sull’altra, & voi devete parar piegato in dietro più su quella parte dov’egli non vuol piegarsi, & aiutarlo con tutti gli altri aiuti, che si convengono à farsi piegare: & tanto galopparlo così per il dritto & pararlo fin che si emendi, & aggiusti. Ma notate che tal galoppo non dev’esser più d’un repelone. Nel fin del quale parato che havete, se non para per il dritto come deve; lo rimetterete innanzi di nuovo, & tanto lo castigarete che venghi à parare à modo vostro.


Cap. 43. Che le staffe deveno essere uguali, & non più lunga l'una dell'altra, ne i piedi del cavalliero.


Quelli, che cavalcano con una staffa più lunga dell’altra, à me pare, che faccino torto alla natura, che per farci più belli, & perfetti ci ha creati con due gambe uguali: però se una staffa tenete in piede più curta dell’altra, come potrete mai parere ne così bello, ne così giusto à cavallo, come parete, se tutte due saranno giustamente uguali? come potrete anco servirvi delle speronate così giuste & pari come si deve? battendo il vostro cavallo di speron pari, non lo batterete piu alto, ò più basso da una banda che dall’altra tenendo le staffe in piede più curte, ò più lunghe dalla dritta che dalla sinistra? il che quanto si disconvenghi, & che effetti faccia, considerate mò voi. Considerate anco, che se così cavalcarete, che meno ne i maneggi potrete voi portare la persona sì acconciamente, & aitare il cavallo con essa, come si conviene. Perche non havrete quella giustezza in sella della persona, che fondata su le staffe giuste, & ugualmente lunghe à guisa di giusto contrapeso, vi fa star dritto, bello, & fermo in sella; non piegando più su l’una che su l’altra mano per ogni volta di schena con calci, ò senza, che facci gagliardo il cavallo. Ne mi si alleghi che per il rompere delle lancie & correre allo’ncontro è meglio haver la staffa dritta piu curta di due dita della sinistra, ch’io direi, che non so dove ve la fondate; & direi, che sì nel correr lancie all’anello, come nel romper lancie; & all’incontro sempre si deve correr dritto à cavallo, & non piu da questa spalla che dall’altra servirsi; si perchè si dimostra maggior maestria & dispositione; come anco perche s’avanza piu di due dita di lancia, il che è d’importanza non poca allo’ncontro, & in giostrar da vero. Et se ben pare che quel poggiarsi più su l’una che su l’altra staffa, & il sporger innanzi piu questa che quella spalla, unisca piu la virtù, e dia maggior forza; sì per incontrar l’aversario, come per riceverne l’incontro, non è però che non facci gli errori suddetti, & che non sia anco piu atto à far staffeggiare, oltra che non si uniscano piu le forze in questo modo di quello, che si unirebbero nell’altro. Nel quale non potendosi così facilmente