Pagina:Il cavallarizzo.djvu/34

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LIBRO PRIMO 15

ne volte à questi populi nei fatti d’armi. Et da qui viene, che hoggi non si insegnano più simile cose à cavalli boni, & dà guerra; & non perche non si potesse, & sapesse ammaestrarli nel medesimo modo, & insegnarli ancora alcune cose maggiori. Come poco è che vedemmo in Roma Thedeschi che havevano ammaestrato dui ronzini, che facevano tutto questo; & di più li facevano guidare da una simia, facendo tanti diversi giochi, & tante diverse cose, che era cosa di maraviglia, & di stupore. Et per venire al particolare di dirne alcuna, dico, che conoscevano in una compagnia di gente folta un gentilhuomo da un villano, il patrone dal servitore, un giovane, un vecchio, un bello, un brutto, un’hom virtuoso, & un vitioso; Conoscevano i colori, mandati da i patroni, & da’ maestri à trovare, che havesse calze bianche, ò d’altro colore lo sapevano trovare; si colcavano distesi in terra come, che dormissero, & fusseno morti, & poi si levavano, & saltavano in quà, & in là con gran destrezza; & finalmente facevano cose quasi impossibili, & da non credere. Poco è ch’io vidi pur in Roma un cavallo, il quale non si lasciava cavalcare da altri, che dal patrone, il qual discavalcato, non si lasciava prendere da nissuno, ma come vedeva il suo patrone, & ne sentiva la voce subito se gli accostava da se medesimo, mansueto, & tutto allegro. Per il qual essempio possiamo anco credere quel, che si legge del Bucefalo d’Alessandro Magno; & dell’Astorcone di Giulio Cesare. Si che, per me io credo, che siano docili à tutte le cose possibile, che da lor si possino fare. Ma che maggior argomento della docillità loro si pò vedere, che la moltitudine de i maneggi che gl’impara? La quale è cosa tanto maravigliosa, & dilettevole, ch’io non posso pensare che vi sia ne così severo, et savio homo; ne così rozzo, & selvaggio, che, & non se ne maravigli, & non si diletti infinitamente di vedere cavalli manegianti. Hanno ancor grande piacere, et allegrezza per l’intelligentia, che hanno. Et che sia vero i spettacoli Circensi lo dimostravano, percioche in quelli secondo Solino, alcuni cavalli col suono delle trombette; alcuni per alcun’altri suoni, et canti, alcuni per la verità del colore, et alcuni ancora per le faci accese erano provocati, & chi à i salti, et chi al corso, & chi ad una, & chi ad un’altra cosa, & tutti insieme assai maestrevolmente, & con bel modo le facevano. Hanno oltra di questo intelligentia spesso divina, secondo che vol Homero, & alcuni altri. Percioche sono presaghi ben spesso delle battaglie, et delle disaventure proprie, et de’ patroni; et similmente delle bone fortune. Et s’attristano molto della morte di quelli, li quali amano sopra modo. Come si vidde ne i cavalli d’Achille, & in Astorcone cavallo di Giulio cesare. Il quale alcuni vogliono, che lacrimasse tre dì innanzi della morte del suo Cesare, benche altri tengano, che morisse prima, & che da Cesare fosse honaratissimamente sepellito. Poco innanzi ancora della morte di Cesare, furono trovati i cavalli: che egli havea lasciati