Pagina:Il crepuscolo degli idoli.djvu/7

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FEDERICO NIETZSCHE

rore di ogni volgarità fisica e morale, di ogni dubbio contatto. — Siccome la sua famiglia godeva una modesta agiatezza, egli non conobbe mai il bisogno, nè le aspre necessità della lotta per il pane di tutti i giorni; egli potè svilupparsi in piena libertà nel senso in cui lo portavano i suoi gusti e i suoi istinti. La sua prima infanzia ci appare come avvolta in un velo di melanconia, in seguito alla morte del padre, ma la sua giovinezza in complesso fu felice, esente da grandi dolori e ricca di piccole gioie. Poco incline alle grandi espansioni e ad entrare in contatto col mondo esteriore dove troppa gente e troppe cose offendevano quell’intrattabile senso della «proprietà» ch’egli metteva in tutto, visse tra sua madre, sua sorella e qualche amico scelto, felice di prodigare in quel ristretto circolo i tesori di tenerezza di cui era piena la sua anima, come pure di avere in ricambio dai suoi intimi l’affetto e la tenerezza femminile, uno dei suoi profondi bisogni.

Nessuno fra i suoi prossimi pensò mai a contrariare la sua evoluzione interiore. Fu libero di coltivare il suo «Io» com’egli lo intendeva, di darsi liberamente al gusto precoce e vivissimo per la musica e la poesia, di soddisfare con lunghi anni di studio alla scuola e all’università la sua curiosità scientifica, quel bisogno di cultura universale che era la sua più forte passione. Vi è dunque perfetta armonia tra la vita di Nietzsche e i suoi istinti. La sua esistenza si accomoda automaticamente, conformemente ai suoi gusti, senza che vi sia da sostenere una lotta per crearsi una posizione. Egli non soffrì neanche per strazi in-

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