Pagina:Il diamante di Paolino.djvu/25

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ciò un grido, un grido di cui nessun linguaggio umano varrebbe a ritrarre l’espressione.

— Mamma, mamma mia! — esclamò. — E la sua voce si spense sotto i baci furiosi, sotto i singhiozzi soffocati della felicissima madre.

— Sei tu! — disse il babbo aprendogli le braccia alla sua volta e serrandolo sul suo cuore — sei tu! Ben tornato, figliolo mio. Vieni, ristorati, riposati. Olà — disse rivolgendosi agli altri figlioli che non si saziavano di baciar Paolo — olà andate in cantina a prendere un buon fiasco di vino del migliore — e tirate il collo a due polli. Il figliolo che credevamo perduto, è tornato!

— Oh, babbo — balbettò il povero giovine — oh, babbo, vi racconterò...

— Non voglio saper nulla. Sei tornato?

— Sì.

— Per sempre? Per lavorare? Per essere un galantuomo?

— Sì, sì, sì!

— E allora, figliuolo, abbracciami e non si parli più di nulla!

Paolo nascose il capo pentito sul seno paterno e si addormentò dolcemente.


FINE
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