Pagina:Il diavolo.djvu/444

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436 Capitolo decimoquinto

l’immagine sua è, di solito, assente dagli spiriti. Pratiche magiche usano ancora tra le plebi ignoranti; ma è rarissimo ormai il caso che ci si faccia entrare il demonio, e dei famosi sabbats, o ritrovi, o giuochi, più nessuno parla. A chi mai ora potrebbe venire in mente, salvo ch’ei fosse matto spacciato, di evocare il demonio, di stringere un patto con lui, di dargli l’anima, di ripromettersi da lui ricchezze ed onori? La Chiesa stessa, di tali e simili peccati, che in altri tempi puniva col fuoco, oramai più non discorre, e volentieri pare che se ne dimentichi. Anzi va più là, e del demonio stesso parla il meno che può; e mentre fu sua cura in passato di richiamarne sempre, in tutti i possibili modi, alla memoria degli uomini, il nome, l’aspetto, la potenza, le opere, ora sembra che di tutto ciò più non si ricordi essa stessa. Così riman provata la legge di evoluzione in quegli stessi organismi che a cotal legge si mostrano più ribelli, e più s’illudono d’essere perpetui ed immutabili. Paragonate una predica di ora con una predica di cinque secoli addietro. In questa il diavolo salta in mezzo ad ogni frase, mostruoso e ter-