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nandosi la barba, «certamente!» Che gli era mancato nell’enumerazione delle cagioni di felicità di Lucy?

Seguì una corta pausa, durante la quale il Dottore e l’inferma parvero tutt’altro che a lor agio. «Intanto,» disse l’Italiano riscuotendosi, «io non ho veduto il vostro disegno. Volete mostrarmelo?»

— «È tutto in confuso,» disse Lucy arrossendo un tantino; «non ne posso far nulla di buono. Mi vergogno di me stessa, e sono affatto scoraggita.»

— «Indovino come la cosa è andata,» rispose Antonio; «siete stata troppo avida. Volete che vi dia un piccolo consiglio? Vedete quella torre mezzo ruinata, ombrata di alberi di palme sul Capo di Bordighera? — Provatevi da prima con essa, o con quel pezzo di muro colla sua veste di morella che spicca tanto bene sul fondo del mare azzurro-cupo. Non vi confondete con troppi oggetti ad un tratto; e vi do la mia parola che non passerà molto che padroneggierete i fondi forti e le piccole distanze. Ma guardatevi dall’ambizione!»

— «Ambizion precipite, che urta sè stessa, e cade,» disse Lucy ridendo.

— «Questo è del vostro Shakspeare,» disse Antonio. «Credo che tutti gl’Inglesi lo sappiano a mente. Non ho mai incontrato uomo o donna del vostro paese, per quanto di altre cose ignorante, che una volta o l’altra non citasse qualche verso di Shakspeare. Che uomo dev’essere stato per potere incorporar così, e «dar local dimora insieme e nome» ai sentimenti di un’intera nazione per secoli avvenire!»

— «Voi mi parete famigliare con Shakspeare, quanto co’ vostri propri poeti,» disse Lucy.

— «Egli è uno de’ miei poeti. Shakspeare non è il poeta di un secolo o di un paese, ma dell’umanità. Egli, come il sole, spande la sua luce e il calore sopra tutto il mondo delle intelligenze. — Potete disegnar figure?» proseguì il Dottore indicando la riva. «Che bel gruppo farebbe quei pescatori con quella donna sull’asino che si ferma a parlare ad essi!»

— «Ma non posso disegnar figure nemmeno per ombra,» disse Lucy con voce desolata.»

— «Bene, voi potete imparare. Le figure sono tanto pittoresche in Italia, che è quasi un dovere il disegnarle.»

— «Sì, ma bisogna saper come si fa. Son sicura che non ho nemmen l’idea del come principiare — se dal cappello o dalle scarpe. E chi v’è per insegnarmelo?»

— «Se realmente desiderate un maestro, ve ne troverò uno.»