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ricolo di arrugginirsi nell’ozio. Nessuno si ha a dar pena per questo. Il numero dei prigionieri per delitti politici, nel felice regno delle Due Sicilie nell’anno di grazia 1850, è asserito da buona autorità1, esser qualcosa di medio fra i quindici e i trentamila. Prendendo il minor numero come più prossimo alla probabilità — supponendo che di questi quindicimila due terzi vengano sbrigati nel modo paterno sommario (economico, lo chiamano elegantissimamente) — cioè senza alcuna forma di giudizio qualunque, resta un bilancio di cinquemila creature umane da consegnarsi alla giustizia — bastanti, bisogna confessarlo, a dare occupazione e divertimento a tutte le Corti Criminali Alte e Basse del Regno, e ai frequentatori abituali di quelle Corti per varii anni avvenire. Vi sono, fra gli altri, da quattro a cinquecento individui imprigionati pel solo fatto del 15 maggio, promettente un’infornata mostruosa.

Questa di cui abbiamo a discorrere, è più notevole per la grande varietà degli elementi sociali de’ quali è composta, che non per il suo numero. Ogni classe, dalla condizione più umile alla più elevata, ha contribuito il suo contingente alla formazione di questo gruppo. Si contano fra gli accusati un ex-Ministro degli Affari Interni, un ex-Magistrato, un ex-Capo di Divisione nel Ministero della Pubblica Istruzione — tutti e tre deputati; due Capitani dell’esercito, il rappresentante di una famiglia ducale, due gentiluomini educati e ricchi, uno de’ quali non volle accettare un posto diplomatico; varii avvocati e medici, quattro preti, un arciprete, e molti piccoli commercianti, bottegai e artisti; un vecchio gendarme, un facchino e un domestico. Sono accusati di appartenere a una Società segreta anarchista; e alcuni, per giunta, di aver combattuto alle barricate del maggio 1848 — precauzione eccellente, per riserbarli ad un altro giudizio, caso che escano assoluti da questo. Una singolare accusa è portata contro alcuni pochi: di aver essi tentato uccidere gli attuali Ministri ed altre persone per mezzo di terribili macchine esplosive; — una semplice bottiglia scoppiata in tasca a uno degli accusati, senza far danno alcuno a lui o ad altri. Una razza più nera di scellerati non aveva mai lordato le prigioni del Tribunale, se avevasi a credere al procurator Angelillo. Una mano di onorevoli cittadini ingiurati e maltrattati, non aveva mai gridato più altamente vendetta al cielo, se pur gli antecedenti e le presunzioni

  1. Gladstone, Two Lettres, ecc.