Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/167

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che di belve apocalittiche, nel ringhio del balzo sanguinoso.

Tutto questo, se impennava la sua fantasia, non impressionava i suoi nervi che dagli urti di rumori, dalle scosse esplodenti, dai colpi improvvisi dirompenti qua e là sulla linea dell’orizzonte, ricevevano continue frustate dalla realtà, quasi fosse una domatrice impegnata a spremere tutte le risorse della sua animalità aggressiva. Tutto il suo essere vibrava sotto i colpi di quella sinfonia selvaggia ed aizzante. Egli si andava di minuto in minuto acclimatando a quelle sinfonie frananti da crepacci di cielo infernale, e, sebbene i nervi non si possano contenere dal sussulto che sorprende qualunque tempra d’uomo in presenza al fragore dell’uragano, egli faceva seguire il sussulto da un sorriso che voleva dire la serenità intima con cui accoglieva la sensazione, che, sempre più, per il suo gusto di artista, diveniva un elemento di godimento immaginativo, lievito per ulteriori galoppate della fantasia. Gli pareva di percorrere in volata frenetica, seduto alla brava sul davanti dell’autocarro, alla sinistra del volantista, un pezzo della «Commedia», un autentico paesaggio dantesco, in cui la dolcezza del lirismo parlato veniva sopraffatta dalla rappresentazione plastica di forze ed elementi in rissa, nella bolgia vivente ed e-