Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/180

Da Wikisource.

— 178 —

rendo di quando in quando i più alti e irrequieti fra i muli, che si dibattevano pietosamente in cerca d’aiuto, ma dovevano essere abbandonati se il primo soccorso non bastava.

Franco guardava attentamente quel nobile animale della guerra, a cui tanto deve il nostro Esercito per il contributo che portò alla Vittoria, e gli parve di vedere in lui il simbolo della guerra di posizione: compagno del fante nei pericoli, nelle fatiche, nei disagi della trincea e dei camminamenti, sempre pronto al lavoro, col basto a cui mai bastava il carico, ed eran montagne di materiale, calderoni di zuppa, cavalli di frisia, elmetti e maschere, casse di bombe e proiettili, coperte da campo, sacchetti a terra, e la posta dei combattenti, e i pacchi di casa, e le mille cose indispensabili alla difesa e all’offesa, utili al corpo, preziose allo spirito, quelle lettere di Mamma, quel fiore secco della fidanzata, quelle parole di tenerezza, di nostalgia, di richiamo, di speranza e di angoscia, a volte incoraggianti, più spesso demoralizzanti, anche se l’immagine della Vergine Maria correva diretta nella tasca della giubba sul cuore, perchè le lagrime di Mamma che spandevano e decoloravano l’inchiostro sul foglio di carta, volevano dire la disperazione di un cuore che non si rassegna e non sa incitare, ma spera conforto solo dal ritorno del figlio: