Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/204

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Un silenzio bianco soffocava la vita e i rumori, con un lento ritmo di ali angeliche, caste di ingenuità. A Franco che veniva direttamente dal Podgora, quel pavesamento di candore uniforme diede la sensazione di una gran tomba sorda e vuota, dove la vita e la morte fossero vestite di una agghiacciante interminabile camicia invernale. Egli sentì in essa l'anima di Gloria.

Salì da sua zia, che lo abbracciò commossa. Si trovò immerso subito in un'ondata di benessere e di tepore che lo rianimarono. Fece un bagno caldissimo, si cambiò, si ripulì, si azzimò.

Uscì verso le 11 con la sua pelliccia trinceresca, la sua cravache, un bel berrettone alto da sottotenente, col suo nuovo passo un po' spavaldo e martellato regalatogli dall'energia della guerra.

Casa Crimi in Via Palestro era inabissata nel sonno e nel silenzio.

Picchiò più volte, con ansia e accelerazione di sangue, e finalmente potè salire.

La signora era assente. La signorina stava facendo toilette. Franco si fece annunciare.

Dopo un quarto d'ora di attesa udì dei passi nel corridoio. Si mosse, non potendo frenare l'impazienza. Glorietta veniva verso di lui, bianca, snella, un po' oscillante nella