Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/210

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sua assopita sensibilità, il suo amore non nato e respinto dalla volontà implacabile.

Ella non si accorgeva di dare a quel violino tanta materialità, non sapeva di aver concretato così carnosamente i suoi sogni più lontani. Non se ne accorgeva: altrimenti avrebbe spezzato il suo violino, o sarebbe caduta al suolo fulminata dalla rivelazione, o forse avrebbe sorriso del suo stanco sorriso di malata e d'incredula.

*

I quindici giorni di licenza passarono con la consueta velocità delle cose godute.

I successivi colloqui fra i due giovani non ebbero altro risultato che di stabilire una maggiore confidenza e disinvoltura di rapporti.

Franco ogni giorno la supplicava di suonare delle cose patetiche, calde di passione.

Glorietta gli obbediva docilmente. Ed aveva per lui quelle piccole innocenti civetterie delle bambine carine verso un fratello maggiore. Giungeva a chiamarlo «fratellino», a prenderlo per mano nel condurlo da una stanza all'altra, a mettergli una mano sulla spalla nell'osservare qualcosa, a fare la vocina piagnucolosa e certi capriccetti infantili che facevano impazzire di amore Franco Arbace.

La sera della partenza, egli fece appello