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trasfondo nelle cose, nella piena, sontuosa dolcezza di questa primavera languidissima. Non oso neppur pensare. Ho una folle paura di turbare questa semi-atonia del cervello pervasa da brividi sottilissimi, di dover tornare alle acri sofferenze passate, a tormenti di sensazioni e di battiti, a ribellioni e a imposizioni crudeli. Ho bisogno si ascoltare solamente senza capire, distendere le mie braccia come quelle viti laggiù, per ricevere la pioggia d'oro del crepuscolo: sono stanca».
*
Quando Franco ricevette questa rivelazione, all'ospedale dove era ricoverato, il suo primo impeto fu di telegrafare a Glorietta:
«Vedete? il mio istinto dunque non s'ingannava, quando vi dicevo che era questione d'ambiente!».
Poi trovò più prudente dire queste cose a sè stesso. Temette d'irritare la sua amica forzandola a riconoscere la verità, quando forse questa non era ancora maturata completamente. L'orgoglio avrebbe potuto anche render vana l'opera geniale delle circostanze, e la ragazza avrebbe potuto trovare la forza di rinserrarsi nell'antica corazza di rinuncia.
Perciò le rispose senza baldanza, felicitandosi con lei per questo primo incontro con