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molte antiche idee gli si ripresentarono sotto una luce nuova o più giusta; molte imagini, una volta appena intraviste, gli brillarono chiare e nitide, senza ch’egli potesse rendersi conto di quel loro svolgimento. Pensieri subitanei insorgevano dalle profondità misteriose della conscienza e lo sorprendevano. Pareva che tutti i confusi elementi accumulati in fondo a lui, ora combinati con la disposizion particolare della volontà, si transformassero in pensieri con lo stesso processo per cui la digestione stomacale elabora i cibi e li cangia in sostanza del corpo.

Egli intendeva trovare una forma di Poema moderno, questo inarrivabile sogno di molti poeti; e intendeva fare una lirica veramente moderna nel contenuto ma vestita di tutte le antiche eleganze, profonda e limpida, appassionata e pura, forte e composta. Inoltre vagheggiava un libro d’arte sui Primitivi, su gli artisti che precorrono la Rinascenza, e un libro d’analisi psicologica e letteraria su i poeti del Dugento in gran parte ignorati. Un terzo libro avrebbe egli voluto scrivere sul Bernini, un grande studio di decadenza, aggruppando intorno a quest’uomo straordinario che fu il favorito di sei papi non soltanto tutta l’arte ma anche tutta la vita del suo secolo. Per ognuna di tali opere bisognavano naturalmente, molti mesi, molte ricerche, molte fatiche, un alto calore d’ingegno, una vasta capacità di coordinazione.

In materia di disegno, egli intendeva illustrare con acque forti la terza e la quarta giornata del Decamerone, prendendo ad esempio quella Isto-