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Pagina:Il sistema della tariffa annonaria sul pane in Roma.djvu/38

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Non discuteremo se esista la ragione proporzionale dell’aumento di popolazione in Roma da come si trovava questa, quando i forni erano 72, ad oggi che si sono raddoppiati, poichè sarebbe lungo e noioso discorso. Se oggi la civiltà, il lusso, la squisitezza del gusto, l’introduzione nei mercati di altre materie alimentari, o il consumo maggiore di quelle che già si avevano specialmonte dei zuccari, dei risi ec. abbiano diminuito il consumo del pane, non gioverà esaminare di fronte a un fatto, che in onta all’aumento di popolazione si rileva evidentemente, che cioè, moltissimi fornai nell’attualità non giungono a consumare queste pretese tre rubbia di grano, anzi alcuni non giungono neppure alla metà. Ma poniamo non siano che quaranta, trenta, i forni che non lavorano che queste tre rubbia al giorno, e con poco che si consultino i registri delle moliture, ogni dubbioso se ne può persuadere. Sarà egli giustizia che questi trenta che spianeranno cinquanta, sessanta, settanta rubbia di grano al mese sopportino le stesse spese di affitto, le stesse mesate a cinque o sei lavoranti come sostiene ogni altro fornaio che panizza per novanta e più

    pane da chi volessero non senza accusare i fornai dell’abuso di patronato di cui la legge li privilegiava. Questi a lor volta reagirono sulla smodata pretensione dell’agio che i primi andavano man mano riprendendo al punto di esigere il30 p. 0/0 fino a che persuasero l’autorità di richiamare in vigore la legge, la qual cosa avvenne l’8 Aprile 1828. Guari però non ando che fu finalmente soppressa per non essere più mai chiamata ad esistere. Fu una vittoria di fazione riportata dalla libertà di commercio.