Pagina:Il tesoro.djvu/196

Da Wikisource.

— 186 —


Niente mai mi sarà più dolce che l’intrattenermi con lei, e a lei sola confidare tutta l’anima mia.

«Ma perchè ha messo tanto tempo a rispondermi? È vero che poi mi ha ben compensato con una lettera piena di adorabile freschezza primaverile. Oh, questo soffio soave arrivi frequente all’anima mia stanca. Ella ridesta con le sue parole e col suo affetto ogni virtù che in me languiva.»

«....Quando ora penso, fra il tumulto d’una vita occupatissima, ma poco geniale, che esiste lontano una creatura nel pensiero della quale io son vivo, che questa gentile viene talora a me come un fiore delicato e profumato, per darmi le ebbrezze d’una amicizia pura e rigeneratrice, quando sento, Elena, l’anima sua candida e bella passar nella mia ed esaltarla, mi domando se rinasco, e comincio a credere che la sorte si sia placata con me e che Dio voglia, per l’estremo mio viaggio, concedermi un po’ di bene. Allora vorrei trillare un alto inno di gioia negli spazi azzurri, gettarmi di nuovo, come da bambino, sui prati fioriti, per baciar ad una ad una le margheritine, salir con lei, Elena, sui monti, e respirar con lei, accanto a lei, l’aria libera e pura, e ritornar una volta poeta, come anch’io lo fui, per cantare a lei sola l’ultima mia canzone. Ella è per me la poesia dolce, viva e sorridente, che il contatto della realtà potrebbe guastare. Oh, venga, venga spesso a me, anzi mi rapisca.