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sati, forse accortisi d’esser inseguiti, avevan ripreso la corsa verso i salti d’Orgosolo.

L’inseguimento durò quasi tutta la giornata; buona parte dei porci, sbandati o sfuggiti, fu ritrovata per via, ma Alessio volle proseguire. Era livido, divorato da una rabbia inesorabile, e gli stessi patimenti sofferti in quella strana caccia faticosa lo spronavano alla vendetta.

Verso sera ricominciò a nevicare. Erano giunti quasi sotto il villaggio d’Orgosolo, in una vallicella alpestre e selvaggia; grandissime rocce a picco coperte di neve, e intricate macchie, fra cui riusciva impossibile passar a cavallo, arrestarono la comitiva. Furono rinvenuti gli ultimi porci, e Alessio ed un carabiniere, arrampicatisi sulle rocce, videro tre o quattro individui sbandarsi fra le macchie, e fecero fuoco. Le fucilate echeggiarono acute; in lontananza si ripercossero sordamente, più volte, perdendosi sonore nel silenzio della montagna per ignote gole.

A piedi, affondando nella neve, Alessio, i carabinieri e due barracelli proseguirono la caccia, ma poco dopo vi fu una sorpresa. Fu fatto fuoco alle loro spalle, e precisamente su Alessio; la palla lo ferì leggermente alla gamba sinistra, e il sangue colorò la neve. Egli non emise un gemito, tanto più che sulle prime non sentì dolore alcuno, ma trasportato a braccia fino al cavallo, volle subito ritornare verso Nuoro, ben-