Pagina:Il tesoro.djvu/309

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modare il nuovo ordine delle camere, s’era stabilito in quella stanza anche per dormire — Elena fu per avviarsi alla cucina e far preparare il caffè; ma ancora una volla l’istinto segreto la spinse verso lo studio; e proseguì sempre ripetendo: Forse dorme.

Nell’àndito, appena illuminato dall’alto, immerso in una gran freschezza silenziosa, Elena si avanzò in punta di piedi fino alla lucida e grigia porla dello studio, dove su una piccola lastra d’ottone era inciso il nome di Cosimo, e girò la maniglia di porcellana.

La porta s’aprì: Cosimo Bancu si puntava la pistola al cuore: ed Elena lo vide. Dio, come permette che gli astri s’incontrino nel loro corso, che i bastimenti s’investano e affondino con migliaia di creature innocenti, che l’oceano si sollevi e la terra tremi nelle sue viscere, che da una parola dipenda lo sterminio delle nazioni e da una invisibile trama penda il destino dell’uomo, Dio è sempre grande ne’ suoi occulti voleri.

Ed Elena mise tanto dolore nel suo grido, che Cosimo depose l’arma rabbrividendo e si sentì salvo. Ma da quella sera la salute di Elena fu irrimediabilmente perduta. Non vi fu alcuna crisi pericolosa, o almeno nessun segno esterno che la manifestasse; ma entro di sè ella sentì qualche cosa spezzarsi, come una canna che sebbene fragile avesse sin allora resistito.