Pagina:Iliade (Monti).djvu/291

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280 iliade v.688

Eroe Nelíde, ei disse, alto splendore
Degli Achivi, t’affretta, il carro ascendi
E Macaone vi raccogli, e ratto690
Sferza i cavalli al mar, salva quel prode,
Ch’egli val molte vite, e non ha pari
Nel cavar dardi dalle piaghe, e spargerle
Di balsamiche stille. - A questo dire
Montò l’antico cavaliero il cocchio695
Subitamente, vi raccolse il figlio
D’Esculapio divin medicatore,
Sferzò i destrieri, e quei volaro al lido
Volonterosi e dal desío chiamati.
   Vide in questa de’ Teucri lo scompiglio700
Cebrïon che d’Ettorre al fianco stava,
E rivolto a quel duce: Ettore, ei disse,
Noi di Dánai qui stiamo a far macello
Nel corno estremo dell’orrenda mischia,
E gli altri Teucri intanto in fuga vanno705
Cavalli e battaglier cacciati e rotti
Dal Telamónio Aiace: io ben lo scerno
All’ampio scudo che gli copre il petto.
Drizziamo il carro a quella volta, ch’ivi
Più feroce de’ fanti e cavalieri710
È la zuffa, e più forti odo le grida.
   Così dicendo, col flagel sonoro
I ben chiomati corridor percosse,
Che sentita la sferza a tutto corso
Fra i Troiani e gli Achei traean la biga,715
Cadaveri pestando ed elmi e scudi.
Era tutto di sangue orrido e lordo
L’asse di sotto e l’ámbito del cocchio,
Cui l’ugna de’ corsieri e la veloce
Ruota spargean di larghi sprazzi. Anela720
Il teucro duce di sfondar la turba,