Pagina:Iliade (Monti).djvu/602

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v.323 libro ventesimoterzo 269

Della catasta, e gli altri all’orlo estremo
Separati, fur arsi alla rinfusa
E uomini e cavalli. Indi d’opimo325
Doppio zirbo ravvolte, in urna d’oro
Le riporremo, finchè vegna il giorno
Ch’io pur di Pluto alla magion discenda.
Non vo’ gli s’erga una superba tomba,
Ma modesta. Potrete ampia e sublime330
Voi poscia alzarla, o duci achei, che vivi
Dopo me rimarrete a questa riva.
   Del Pelíde al comando obbedïenti
Con larghi sprazzi di vermiglio bacco
Di tutto il rogo ei spensero alla prima335
Le vive brage, e giù cadde profonda
La cenere. Adunâr quindi piangendo
Del mansueto eroe le candid’ossa;
Le composer nell’urna avvolte in doppio
Adipe, e dentro il padiglion deposte,340
Di sottil lino le coprîr. Ciò fatto,
Disegnâr presti in tondo il monumento,
Ne gittaro dintorno all’arsa pira
I fondamenti, v’ammassâr di sopra
Lo scavato terreno, e a fin condotta345
La tomba, si partían. Ma li rattenne
Il Pelíde, e lì fatto in ampio agone
Il popolo seder, de’ ludi i premii
Fe’ dai legni recar; tripodi e vasi
E destrieri e giumenti e generosi350
Tauri e captive di gentil cintiglio
E forbite armature. E primamente
Alla corsa de’ cocchi il premio pose:
Una leggiadra in bei lavori esperta
Donzella a chi primier tocca la meta,355
Con un tripode a doppia ansa, e capace