Pagina:Iliade (Monti).djvu/610

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v.593 libro ventesimoterzo 277

Bianca una macchia, tonda come luna.
Rizzossi in piedi, e disse: O degli Achei
Prenci amici, m’inganno, o ravvisate595
Quei cavalli voi pure? Altri mi sembrano
Da quei di prima, ed altro il condottiero.
Le puledre che dianzi eran davanti
Forse sofferto han qualche sconcio. Al certo
Girar primiere le vid’io la meta;600
Or come che pel campo il guardo io volga,
Più non le scorgo. O che scappâr di mano
All’auriga le briglie, o ch’ei non seppe
Rattenerne la foga, e non fe’ netto
Il giro della meta. Ei forse quivi605
Cadde, e infranse la biga, e le cavalle
Deviâr furïose. Or voi pur anco
Alzatevi e guardate: io non discerno
Abbastanza; ma parmi esser quel primo
L’étolo prence argivo Dïomede.610
   Che vai tu vaneggiando? aspro riprese
Aiace d’Oiléo. Quelle che miri
Da lungi a noi volar son le puledre.
Più non sei giovinetto, o Idomenéo:
La vista hai corta, e ciance assai, nè il farne615
Molte t’è bello ov’altri è più prestante.
Quelle davanti son, qual pria, d’Eumelo
Le puledre, e ne regge esso le briglie.
   E a lui cruccioso de’ Cretesi il sire:
Malédico rissoso, in questo solo620
Tra noi valente, ed ultimo nel resto,
Villano Aiace, deponiam su via
Un tripode o un lebéte, e Agamennóne
Giudichi e dica che corsier sian primi,
E pagando il saprai. Sorgea parato625
A far risposta con acerbi detti