Pagina:Iliade (Monti).djvu/632

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v.184 libro ventesimoquarto 299

La genitrice Dea dentro la tenda,
Giove alla sacra Troia Iri spedía.185
Su, t’affretta, veloce Iri, e dal cielo
Vola in Ilio, ed a Prïamo comanda
Che alle navi si tragga e seco apporti
A riscatto del figlio eletti doni,
Onde si plachi del Pelíde il core.190
Ma solo ei vada, nè verun lo scorti
De’ Teucri, eccetto un attempato araldo
Che d’un plaustro mular segga al governo,
Su cui la salma dal Pelíde uccisa
Alla cittade trasportar. Nè tema195
Di morte il cor gli turbi o d’altro danno.
Gli darem l’Argicida a condottiero,
Che fin d’Achille al padiglion lo guidi.
L’eroe vedrallo al suo cospetto, e lungi
Dal porlo a morte, terrà gli altri a freno,200
Ch’ei non è stolto nè villan nè iniquo,
E benigno farassi a chi lo prega.
   Ratta, come del turbine le penne,
Partì la Diva messaggiera, e a Príamo
Giunta, il trovò tra pianti e grida. I figli205
Dintorno al padre doloroso accolti
Inondavan di lagrime le vesti.
Stavasi in mezzo il venerando veglio
Tutto chiuso nel manto, ed insozzato
Il capo e il collo dell’immonda polve210
Di che bruttato di sua mano ei s’era
Sul terren voltolandosi. La turba
Delle misere figlie e delle nuore
Empiea la reggia d’ululati, e quale
Ricordava il fratel, quale il marito,215
Chè valorosi e molti eran caduti
Sotto le lance degli Achei. Comparve