Pagina:Iliade (Monti).djvu/652

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v.863 libro ventesimoquarto 319

Di trarre, dalle guardie inosservato,
Fuor del dorico vallo il re troiano.
Stettegli adunque su la fronte, e disse:865
   Re, così dormi fra’ nemici? e nulla
Ti cal del rischio in che ti trovi, uscito
Dagli artigli d’Achille? A caro prezzo
Redimesti l’amato estinto figlio.
Ma per te che sei vivo, Agamennóne870
Se qui sapratti, e tutto il campo acheo,
Tre volte tanto chiederanno ai figli
Che rimasti ti sono. - E più non disse.
   Destasi il vecchio sbigottito, e sveglia
L’araldo: aggioga l’Argicida istesso875
I cavalli e le mule, e presto presto
Spinti i carri, invisibile traversa
Gli accampamenti. Alla corrente giunti
Del genito da Giove ondoso Xanto
Nell’ora che sul mondo il suo vermiglio880
Velo dispiega di Titon l’amica,
Volò Mercurio al cielo, e i due canuti
Con gemiti e lamenti alla cittade
Celeravan la via. Grave del caro
Cadavere davanti iva il carretto,885
Nè d’uomo orecchio, nè di donna ancora
Il fragor ne sentía. L’udì primiera
La vergine Cassandra, e su la rocca
Di Pergamo salita, il suo diletto
Padre e l’araldo riconobbe eccelsi890
Sovra i carri, e la spoglia inanimata
Che sul plaustro giacea. Mise a tal vista
Alti gridi e ululati, e per le vie,
Troi, Troiane, gridava, eccone Ettorre;
Accorrete, vedetelo, gli è quello895