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140 ILIADE 198-227

divino eroe, dall’armi di bronzo. Ma Bellerofonte
cadde nell’odio anch’egli di tutti i beati Celesti.
200Onde a vagare prese soletto pei campi d’Alèo,
e si rodeva il cuore, schivava degli uomini l’orme.
Ed al figliuolo Isandro, quando egli coi Sòlimi prodi
pugnava, Ares die’ morte, il Dio non mai sazio di guerre:
Artèmide, la dea briglia d’oro, gli spense la figlia:
205Ippòloco a me diede la vita, io di quello son figlio,
ch’or m’inviava a Troia, porgendomi molti consigli:
ch’io primeggiassi sempre, che sempre fra gli altri emergessi,
né svergognassi la stirpe dei padri, che in Èfira sempre,
e della Licia nell’ampie contrade eran primi tra i primi.
210È questo il sangue ond’io mi onoro, questa è la progenie».
     Disse; e nel cuor s’allegrò Dïomede possente guerriero,
e conficcò ne le zolle del suolo ferace la lancia,
e con melliflui detti si volse al pastore di genti:
«Ospite dunque antico per parte di padre a me sei.
215Sappi che accolse Enèo magnanimo sotto il suo tetto,
per venti giorni, Bellerofonte, l’eroe senza pecca.
Fecero poi, l’uno e l’altro, ricambio di doni ospitali.
Enèo diede una fascia di porpora bella, fulgente,
Bellerofonte una coppa di gemina faüce, d’oro,
220ch’io custodita in casa lasciai quando venni alla guerra.
Non mi ricordo Tidèo: ché quando ero piccolo tanto,
ei mi lasciò; ché quel sire d’Achivi spirò sotto Tebe.
Ospite dunque io sono per te, se tu in Argo venissi,
tu ne la Licia a me, se tra il popolo io giungo dei Lici.
225Anche per ciò nella pugna le lancie evitiam l’un dell’altro.
Molti a me restano sempre Troiani e valenti alleati
da sterminare, se un Dio me li offre, se al corso li aggiungo: