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254 ILIADE 140-169

140E il pie’ veloce Achille divino ebbe un altro pensiero.
Stando alla pira di fianco, recise la chioma sua bionda,
ch’egli nutriva, tutta fiorente, pel fiume Sperchèo;
e disse, pien di cruccio, rivolto al purpureo mare:
«Invano a te, Sperchèo, fe’ voto mio padre Pelèo,
145che quando io quivi fossi tornato alla terra paterna,
a te la chioma avrei recisa, e una sacra ecatombe
offerta, e interi capi di greggi, cinquanta, immolati,
presso alle fonti dove per te sorge l’ara fragrante.
Cosí pregava il vecchio; ma tu non compiesti il suo voto.
150Ed ora, poiché certo non torno alla casa paterna,
a Pàtroclo, ché seco la porti, io recido la chioma».
     Detto cosí, fra le mani del caro compagno, la chioma
pose; ed in tutti i presenti fe’ nascere brama di pianto.
E ancor fra i pianti il sole trovati li avrebbe al tramonto,
155se non avesse Achille cosí favellato all’Atríde:
«Atríde, poi che a te piú che ad altri la gente d’Acaia
quando tu parli, obbedisce: di pianto son già tutti sazi:
mandali adesso lontan dalla pira, e comanda che il pranzo
s’appresti; e al corpo noi penseremo, che piú del defunto
160aver dobbiamo cura: con noi solo restino i duci».
     Com’ebbe udito ciò, Agamènnone sire di genti,
súbito lungo le navi librate disperse le schiere.
Restarono lí presso gli amici, ed estrusser la pira.
Estrussero una pira che avea cento piedi per lato,
165e della pira a sommo, dogliosi, deposero il corpo.
E molti pingui capi di greggi e cornigeri bovi
scoiarono, apprestarono innanzi alla pira; e l’omento
prese di tutti Achille magnanimo, e il corpo cosperse
dai piedi al capo, intorno le vittime pose scoiate.