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64 ILIADE 260-289

260io spianerò, dinanzi movendo ai corsieri veloci,
tutta la via, farò che vadano in fuga gli Achivi».
     Cosí dicendo, infuse vigor nel pastore di genti.
Come, satollo d’orzo, corsiere in riposo alla greppia,
che usato era bagnarsi nei puri lavacri d’un fiume,
265spezza i legami, e via si lancia sul piano a galoppo,
altero incede, leva superba la testa, e sul collo
agita il crine, e di sua beltà baldanzoso, si spinge
a gran lanci fra gli altri corsieri, ed al pascolo usato:
Ettore similemente, le gambe ed i piedi affrettava,
270poscia che udí la voce del Nume, a eccitare i guerrieri.
E allora, come cervo cornigero o capro selvaggio,
quando a inseguirlo bifolchi si lanciano e cani, rifugio
sopra una rupe trova scoscesa, o fra l’ombre d’un bosco,
però che suo destino non era che qui fosse preso;
275ma ecco, a quel frastuono compare animoso leone,
e tutti allor, per quanto feroci, si dànno alla fuga;
similemente i Dànai, sin qui, su le schiere nemiche
piombati erano in masse, con l’aste affilate e le spade;
ma quando Ettore sopra le genti schierate piombare
280videro, tutti il cuore cader si sentirono ai piedi.
     E disse allora ad essi Toante, d’Andrèmone figlio,
ch’era degli Ètoli il primo, valente a scagliar giavellotti,
prode a combatter da presso, né molti fra i giovani Achei
lo superavano, quando fra loro sorgesse contesa
285nell’assemblea; parlò costui, che pensava pel meglio:
«Ahimè, quale prodigio vedere non debbon questi occhi!
Dunque di nuovo è risorto, sfuggendo alle Parche di morte,
Ettore! E sí, ciascuno nutriva certezza che i colpi
del Telamonio Aiace l’avessero ucciso. Qualcuno