Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/101

Da Wikisource.

dagli Orsenigo. 91


— «Basta, sempre, che tornerete, mi farete onore e piacere. Sia detto, una volta, per tutte.» -


XI.


Quella notte, la Radegonda riposò tranquillissima; e, la dimane, si svegliò allegra, come un fringuello Ed abbigliandosi e pettinandosi, con la cameriera; e, quindi, a colezione, col Salmojraghi e con la Clotilduccia sfringuellò, sfringuellò, ch’era un gusto a sentirla.

Ottenne, dal marito, ch’e’ lascerebbe una carta di visita al capitano, nell’andare alla borsa; ed uscì e passeggiò, a lungo, sotto colore di condurre a spasso la bimba, ma, per non vi dir bugia, nella speranza unica d’incontrare Maurizio.

Il qual Maurizio, passata quella ilarità fittizia, mero effetto del vino, ricaduto nella ipocondria solita, chi sa, s’e’ si sarebbe rammentato, neppure, di tornar, dalla Salmoiraghi! Ma gliel consegnarono, i camerieri dell’Albergo, quel biglietto di visita del suo buon Gabrio, finita la tavola rotonda. Pioveva a catinelle! Nessuno spettacolo attraente era annunziato, per la sera. E non sapeva dove altro cascar morto; e preferì acculattare una poltrona, in casa di lei, allo scaldare il canapè d’un caffè. Così, prese il vezzo d’andar, ogni giorno, in via Fate-bene-fratelli. Eh, si sa!