Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/117

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dagli Orsenigo. 107

aspettarne il capriccio e tornarle gradito, se brama, che gli si conceda l’entrar nel talamo. Io non ho bisogno di udire le sciocche favolette, che ti compiaci di leggermi, da qualche tempo; e ti prego, sai, caldamente, di risparmiarmele, in avvenire. Non so se mi sono spiegata.» -

Il Salmojraghi chinò il capo, tacque e non rispose. Una volta o due, si provò a rialzarlo; e disse: — «Radegonda!» — Ma la moglie, che aveva preso un libro, replicò, semplicemente: - «Ehn?» . la prima, - «Ahn?» - la seconda, senza interrompere la lettura; ed, a lui, cadde l’animo e passò la voglia d’intavolare un discorso tempestoso con una donna, che aveva quel muso lì. Nondimeno, diventando impossibile a tenersi la posizione, prese una risoluzione eroica; e risolvette d’accusare la moglie, a quella nonna, che l’aveva educata e viziata; e per la quale, la Radegonda conservava, sempre, deferenza massima e venerazione. Pensò, che rimostranze ed osservazioni, porte da colei, avrebber virtù di farla ravvedere. Ed era dispostissimo a perdonare e dimenticare quella distrazione conjugale, quello scappuccio, purchè, ben inteso, non passasse in esempio: una volta tanto, si può esser minotaurizzato.