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prefazione xxix

Corsiniano, dando tutto il testo italiano, soccorse non di rado per l’interpretazione di forme guaste nell’edizioni, incerte e multiformi nei codici. Nei passaggi che parvero caratteristici, procurai ragguagli di tutti i manoscritti di cui ebbi possibilità di giovarmi.

Le norme seguite per la stampa furono principalmente quelle determinate nell’Organico per le pubblicazioni dell’Istituto Storico Italiano1. Al capriccioso impiego delle maiuscole e alla punteggiatura secentistica dell’edizioni precedenti e di non pochi codici non si diè peso, nè importanza paleografica al promiscuo uso dell’u vocale e consonante. Nelle varianti relative alla lezione furono indicati i codici secondo le sigle con cui vennero contraddistinti innanzi, curando che ne venisse conservata la serie alfabetica, ogni volta che non fu necessario di ordinarli in altra guisa per dare ad intendere come per progressiva alterazione si giunse all’estrema corruzione del testo, o come per l’inverso da questa si riuscì per gradi a riconquistarne, forse, la forma prima ed originale.

A corredo dell’edizione, s’aggiunsero alcune tavole di monumenti che valgono d’illustrazione all’istoria. L’una rappresenta l’imperatore Sigismondo «addestrato dallo soldano e da Mancino quali stanno scolpiti nella porta di metallo di Santo Pietro»2. Due raffigurano il supplizio di Nicola da Valmontone canonico, di Capocciola e Garofalo beneficiati di S. Giovanni in Laterano, che rubaron le pietre preziose dalle teste di san Pietro e san Paolo, e ce li mostrano «rencarcerati nella piazza

  1. Bull. dell’Istit. Stor. It. IV, 8.
  2. Diario, p. 30.