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introduzione IX

il desiderio che questo stesso Epitome già edito in Germania da Sichard, in Francia da Bourcard, stampato in Lovanio nel 1570, quindi in Venezia con annotazioni di Aleandro nel 1600, venisse migliorato coi frammenti di dette Istituzioni che si leggono nelle Pandette, nella Collatio legum Mosaicarum et Romanarum, e nelle opere di Boezio, di Prisciano, e di Diomede1.

L’onesta domanda di Gotofredo fu esaudita da Jacob Oisellus, e meglio poscia da Antonio Schultingio, il quale nella sua Jurisprudentia vetus Antejustinianea pubblicò l’Epitomes Institutionum Libri II, adjectis genuinis Caji fragmentis undique collectis. Lipsiae 1737.

Ma il compendio di Aniano inelegante, incompleto, inesatto, anche coi pochi genuini frammenti compenetratigli valse a fare sentire vieppiù la gravità della perdita dell’aureo lavoro originale di Gajus che doveva esprimere lo stato delle dottrine giuridiche nell’epoca del massimo loro culto e splendore. Aniano del resto procedette con Gajus nel modo istesso che Giustiniano praticò con esso e con altri celebrati prudenti di Roma, lo ha sfigurato, a tale da non essere più riconoscibile; per cui a buon diritto lo Schultingio disse: utinam in solo numero imminuendo peccasset Anianus et non etiam passim verba et mentem Caji corrupisset! Giustiniano prese a modello le Istituzioni ossieno li elementi della scienza del diritto composti dai vecchi Giureconsulti, e specialmente quelle di Gajo2, e

  1. Jacobus Gothofredus in manuali juris, in Bibliotheca juris civilis Romani capite 11 §. 2. —
  2. Quas ex omnibus antiquorum Institutionibus et praecipue