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chiamar che fa Maurolico il cristallino ricettacolo delle immagini non pare espressione troppo giusta, nè conforme alla vera teorica della visione. Tuttavia non può negarsi che nel citato passo è ben descritta la struttura del cristallino, e che il suo ufficio di render sempre più convergenti i raggi luminosi che lo traversano, vi è anche chiaramente indicato.

35. Poco più oltre il Maurolico si fa a spiegare come i raggi luminosi si rifrangono entrando nel cristallino ed uscendone. Le cose più notabili ch’egli dice su tal soggetto sono le seguenti: «Il solo asse della piramide radiosa entra nel cristallino e n’esce senza rifrangersi. Tutti gli altri si rifrangono, entrandovi ed uscendone. Tal rifrazione deve farsi secondo la legge richiesta dalla figura di quest’organo. Ora i raggi ch’entrano in una lente convesso-convessa paralleli ed obliqui, uscendone, s’avvicinano all’asse medio. Dunque lo stesso debbon fare i raggi visivi nel cristallino, che la natura ha formato di due superficie convesse, acciocchè in ciascuna di esse i raggi luminosi venissero adunati, cioè primieramente nella superficie esterna quando v’entrano pel buchetto dell’uvea, poi nell’interna quando n’escono per produrre sul nervo ottico l’immagine della cosa veduta.»1

36. Poscia egli si fa a dimostrare che dalla diversa forma del cristallino dipendono i difetti della vista. Primieramente rende ragione del miopismo, osservando che in coloro, ne’ quali il cristallino è molto convesso, i raggi visuali sono troppo presto raccolti, e però la vista alle cose lontane non si può estendere. Ad una causa opposta si attribuisce il presbitismo,

  1. Op. cit. pag. 76, 77.

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