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dotto nel 1841 dal sig. Libri1, essere dimostrato dall’esperienza che quando le immagini degli oggetti illuminati si fanno penetrare in un appartamento oscuro per un piccol foro rotondo praticato sopra una sottilissima piastra di ferro, e poscia nell’interno dell’appartamento si ricevono sopra una carta bianca posta a qualche distanza da quel forellino, gli oggetti veggonsi su questa carta rappresentati con tutte le proprie loro forme diminuiti di grandezza e in situazione rovesciata. Cesare Cesariano in un commentario dell’architettura di Vitruvio, pubblicato a Como nel 1521, descrive la stessa sperienza dicendo, essere stata fatta da un certo don Papnutio monaco benedettino.

3. Gio. Battista della Porta, illustre filosofo napoletano, nel 1558 pubblicò un’opera intitolata: Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium libri IIII, nella quale trovasi2 con molta chiarezza esposto l’esperimento del Vinci e di Papnutio; il che dà buona ragione a credere, che l’autore non pensasse ad attribuirsene la scoperta; giacchè nel descrivere ciò ch’ei credeva di sua invenzione usò quasi sempre parole oscure ed ambigue a fine di nascondere per quanto poteva i suoi trovati, e stimolare la curiosità del lettore ad indovinarli.

Nel 1589 il Porta diè nuova forma alla sua magia pubblicandola in venti libri con accrescimenti e cambiamenti notabilissimi. In questa nuova edizione trovasi una curiosa avvertenza che manca nella pri-

  1. Venturi, Essai sur les ouvrages physico-mathematiques de Leonard de Vinci p. 23.
    Libri, Hist. des sc. math. en Ital. t. IV, p. 305.
  2. Lib. IV, cap. II