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Pagina:Inventione de Nicolò Tartaglia.djvu/66

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LIBRO

ta globosita. Piglio il mio istromento in mano over che lo affermo in qualche cosa stabili talmente che si possa girare da basso in alto, da poi mi affermo in qualche loco che sia più perfetto piano che sia possibile e procedo con il detto mio istromento si come nella precedente, cioè apposto un ponto in la detta cosa apparente qual sia la vertice .a. et quella cerco di vedere per li dui forami del mio istromento fatto questo considero sutilmente sopra qual lato, over ombra cade il perpendicolo del detto istromento, ilquale sel cade (come frequentemente interviene in tal sorte di misurationi) sopra il lato della ombra versa, vedo quanti ponti taglia il detto perpendicolo, et per quel numero de ponti io parto .12. et dapoi servo il numero quotiente essempi gratia se il detto perpendicolo cade sopra alli 2. ponti, il numero quotiente vien a esser 6. ilqual servo da parte, dapoi segno il loco nel qual son stato et poi mi tiro alquanto (rettamente) in drio, over che vado alquanto piu inanti del detto loco et un altra volta in la seconda statione cerco da novo da vedere la detta summita, over vertice .a per li detti forami del detto mio istromento, et dapoi guardo diligentemente sopra quanti ponti della detta ombra versa cade il detto perpendicolo, per ilqual numero de ponti di novo parto pur 12. et il numero quotiente che me viene, lo sotro, del primo quotiente che fu servato (se quel è menore) over al contrario se quel è maggiore, et servo tal eccesso, essempi gratia se in la seconda statione il perpendicolo cadesse sopra alli 6. ponti della detta ombra divido 12. per il detto 6. me viene per numero quotiente .2. ilqual 2. sottro da l’altro numero quotiente servato che fu .6. lo eccesso dil qual sotramento è 4. ilqual eccesso servo da banda dapoi misuro il spatio, che è fra la prima, et seconda statione (con che misura mi piace) et il numero di quelle misure divido per il numero dello eccesso di sopra servato, cioè per 4 rt a quello che vienegli agiongo la perpendicolare del mio occhio a terra, et tal summa conchiudo che sia l’altezza della detta cosa apparente. Essempi gratia sel numero delle misure del detto spatio fusse passa 156. divido il detto .156. per .4. ne viene passa .39. et a questo 39. li agiongo la perpendicolar del mio occhio a terra (qual pongo sia passa .2.) fa passa 41. et tanto conchiudo che sia la detta altezza a b. Ma per esser questa propositione alquanto più difficile delle altre la voglio ressemplificare un’altra volta, et variatamente del sopra datto essempio hor poniamo di novo che nella prima statione (qual pongo sia dove il ponto .c.) il perpendicolo del mio istrometo mi cada sopra il decimo ponto della ombra versa (come di sotto appar in disegno) et in la seconda statione (quala pongo sia quella dove il ponto .u.) mi cada sopra lo ottavo ponto della detta ombra versa (come di sotto appar in figura) et che dal ponto .c. al ponto .u. sia piedi .285. et che dal occhio mio a terra (cioè dal ponto .e. al ponto .c.) over dal ponto .x. al ponto .u. sia piedi 4. parto .12. (cioè le 12. divisione de cadauna ombra) per 10. cioè per li .x. ponti che sega il perpendicolo nella prima statione ne vien .1 qual servo, poi parto similmente il medemo. 12. per. 8. (cioè per li ponti che sega il detto perpendicolo nella seconda statione (ne vien 1 et da questo .1 ne sotro quel 1 che fu servato, resta et per questo parto 285. (cioè la quantità di piedi che è dal ponto c. al ponto .u.) ne vien .950. et a questo .950. gli agiongo .4. (cioè gli piedi .4 che havemo supposto che sia dal ponto .e. al ponto .c. over al ponto .10. al pon-


to .u.)