Pagina:Ioannes Baptista a Vico - Opera latina tomus I - Mediolani, 1835.djvu/145

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italorum sapientia 115

quali in fra questi e quelli, sarebbe stato necessario il provarle; molto più, perchè in quella Metafisica con metodo affatto nuovo procedesi, e prendonsi le cose da affatto nuovi principj.

IV. Ma finalmente veniamo a quello ch’è di maggior importanza; cioè a ragione aver noi detto, che desidereremmo di veder provato ciò che a tutta l’opera è principal fondamento, anzi singolare; donde esso raccolga che nella latina favella significhino una stessa cosa factum e verum, caussa e negocium, ec. dove quell’ec. denota esservi eziandio ugual difficoltà nel senso dato ad alcuni altri vocaboli.

1. Factum e Verum (pag. 94) da ciò che egli n’adduce in prova, niente provasi che significhino il medesimo. Imperciocchè i luoghi di Terenzio, presi dall’Eunuco e dal Tormentator di sè stesso, già son considerati da lui come argomenti mal sicuri a sua difesa. Rimane pertanto sol da esaminare il luogo di Plauto nel Pseudolo, dove il ruffiano Ballione sfacciatamente confessa esser vere l’ingiurie vicendevolmente dettegli da Calidoro e da Pseudolo.

Pseudolo. Impudice. — Ballione. Ita est. — Calidoro. Sceleste. — Ballione. Dicis vera. — Pseudolo. Verbero. — Ballione. Quippini? — Pseudolo. Furcifer. — Ballione. Optime factum. Quest’ultime parole (soggiugne qui il sig. di Vico) niuno può altrimenti intendere, fuorchè, egli è verissimo. Ora se ciò è così, dicendo uno, per esemplo, che Iddio è rimuneratore de’ buoni, risponderà egli in buon latino, optime factum. Così pure se ’l Ruffiano alle due prime ingiurie, impudice sceleste, avesse risposto, optime factum, avrebbe detto latinamente assai bene. Ma ciò forse ad altri parrà diversamente. Plauto assai propriamente per certo a quell’ingiuria Furcifer, fa che colui risponda, optime factum, egli è fatto benissimo; cioè ella fu una cosa ottimamente fatta, ch’io fossi condannato al supplizio de’ servi malvagi, e che per tutte le strade e le piazze della terra io fossi strascinato con in su le spalle una forca; ovvero egli è verissimo, io mi son meritato quella forca che caricò le mie spalle, egli fu ciò fatto benissimo. Pure se si volesse, potriasi acconciamente sporre in nostra favella egli è verissimo, quelle parole optime factum; ma l'una e l’altra maniera di dire sarebbe tronca in sè stessa, e supplendosi l'una coll’altra si renderebbe intiera col dire: Egli è verissimo, ciò essere ottimamente fatto. E la ragione si è, perchè, conforme ingegnosamente osserva Onorato Fabri1, qualunque proposizione, oltr’a ciò che afferma espressamente o niega, ancor tacitamente pronunzia la verità di sè stessa, ovvero afferma di esser vera; di modo che, per esemplo, egli è lo stesso il dire: La fede è morta senza l’opere, e Egli è vero che senza l’opere la fede è morta. Dal che se ne deduce che ’n sì fatte risposte qualunque altro verbo

  1. Tract. de Hom. lib. II, propos. 60.