Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/249

Da Wikisource.

— 240 —

con tutto ciò credo che si possa ben dare del menzognero al cronista casfinese che negava un tal fatto, per essere stato in ogni epoca ritenuto da tanti illustri scrittori. E ne fa fede sopratutto il grande storico Giannone con le seguenti parole: «Succedè nell’anno 742 Gisulfo II di questo nome, il quale per emenda del sacco di Zotone arricchì il monastero di Montecassino di molti poderi, e d’immensi doni accrebbe quel luogo. Furongli allor donati quei luoghi e terre dello Stato di S. Germano».

Nè è a stupire di questo largheggiare di Gisulfo verso i monaci di Montecassino, poichè, scrive il Tosti, i longobardi di Gisulfo non erano più quelli di Zotone.1 Raumiliati quegli spiriti feroci erano venuti cristiani, e non è meravigliare che in sul primo fervore di tanto si facessero donatori verso coloro che essi credevano mezzani per ottenere la salute eterna. E quelle pietose offerte erano in uso presso i longobardi, in guisa che è comandato nelle leggi del re Liutprando doversi rispettare le donazioni fatte per la salute dell’anima. La donazione di Gisulfo nell’anno 748 fu confermata dal pontefice Zaccaria, che portava grande amore ai monaci benedettini, e quelle donazioni si giudicarono quasi inviolabili per popolari decreti.

E, non pago di ciò e dei ricchissimi doni largiti ad altre chiese, eccitò i più distinti beneventani a seguire il suo esempio, e gli riuscì assai bene con un certo Scaldai beneventano detto comunemente Saraceno. Costui non avendo prole nè dipendenti, tranne molti schiavi che fece liberi, riedificò a sue spese la chiesa di S. Cassiano nel territorio della città di Alife, che, a secondare i desideri di Petronace abate di Montecassino, fu conversa in un monastero di mo-

  1. I longobardi, tratti dalle loro tane, vennero come spade taglienti, uscite dalla guaina, c sovra i nostri capi s’inebriarono di sangue: l’umana generazione, la quale in questa terra era come biada spessa, che non potevasi numerare, fu guasta ed uccisa, le città posta a sacco, i templi arsi, le castella atterrate, e tutta questa contrada de’ suoi abitatori nuda e fatta deserta, sicchè le bestie occuparono i luoghi nei quali gli uomini soleano soggiornare.» (Gregorio Magno)