Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/305

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mediante un capitale preso dal Monte dei pegni, e col destinare per uso di scuola e residenza degli insegnanti una casa che appartenne alla soppressa badia Sofiana. Ai fratelli delle scuole cristiane fu sempre affidata l’istruzione del popolo, ed essi insegnarono con zelo ed accuratezza, ma il lor metodo era per altro assai poco adatto allo sviluppo della intelligenza, oltrechè i loro alunni, usciti di scuola, stavano in sul grande, come se già fossero dottori, e non più si piegavano all’esercizio delle arti meccaniche. Il nostro comune aprì anche una scuola serale e una scuola tecnica, e al liceo Giannone fu aggiunto un convitto provinciale con i mezzi posti senza pagamento, istituzione cotanto necessaria nella nostra provincia, dopo la soppressione del convitto tenuto già dagli scolopii, e la perdita dei posti gratuiti nel Seminario. Ma anche il convitto provinciale fu nei primi tempi assai poco numeroso per le medesime ragioni di cui si è toccato più innanzi. E si abbia per certo che nè il liceo, nè il convitto acquisteranno giammai la fiducia del pubblico, se all’insegnamento non saranno addetti professori secolari e preti diligenti nell’adempiere ai doveri del loro ministero. Ed anche il seminario riaprì le sue scuole, come nel 1848, con insegnanti ecclesiastici forniti di certificato di idoneità, ma tali scuole dopo poco tempo furono chiuse, poichè coloro che reggeano in quel tempo la diocesi beneventana non acconsentirono che fossero visitate dalle autorità scolastiche della provincia, vogliosi di sottrarsi a qualunque ingerenza del governo, ma indi a poco le scuole del seminario si riaprirono con migliori auspicii, poichè i nuovi capi degli istituti ecclesiastici credettero utile di adottare un sistema di maggiore prudenza, e fare, come si dice, di necessità virtù.

Ma appena fu provveduto ai più urgenti bisogni della P. Istruzione si vide la necessità di alcune opere pubbliche giudicate indispensabili dalla civiltà dei tempi, e di cui non avrebbe potuto più a lungo, senza grave biasimo e pencolo, esser priva una sì illustre città, capoluogo d’una nuova e fiorente provincia, e perciò innanzi tutto si pose mano al compimento dèi teatro lasciato a mezzo nel 1855, e il quale,