Pagina:Isocrate - De' doveri del sovrano.djvu/15

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Raccogli in tutto il mondo leggi eque ed utili e che fra loro armonizzino 1; a tutte poi preferisci quelle che intese dall’universale rendano raro il caso delle liti, cosicchè il comporre le differenze tra cittadini sia opera speditissima e necessaria; chè queste proprietà debbono contenersi in leggi bene ordinate.

Al lavoro proponi premii, alle liti temerarie, multe, affinchè da queste rifuggano, a quello si dedichino. Conosci poi e sentenzia fra coloro che fan piato, non a cagione di favore, nè con regole incerte o ripugnanti fra loro, ma invariabili; poichè si addice ad un Rè, ed è del suo interesse che i decreti sulli diritti di ciascheduno siano immutabili al paro delle buone leggi 2.

Regola il governo della capitale siccome della casa paterna si in rapporto alla liberalità degna di un Rè, si per savio ordinamento, onde tu possa insieme risplendere per magnificenza e bastare alla spesa 3.

    d’Israele, e nessuno tenne il partito della casa di Davide, eccettuata la tribù di Giuda. (Lib. 3. de Rè cap. XII.)

  1. Agitata Locri da sedizioni, si ebbe ricorso all’oracolo. Consultato sulli mezzi di porre un termine a discordie sì funeste, rispose — Datevi buone leggi — (Scoliaste di Pindaro, Olimpiade X. vers. 17. — Memorie dell’accademia francese Tomo XLIII pag. 289) — In questo avviso dell’oracolo è racchiusa tutta la sapienza politica e civile necessaria a ben governare uno stato. Quell’Augusto adunque che con buone leggi imprende a regolare ed assecurare i diritti ed i doveri di un popolo, obbliga la riconoscenza de’ contemporanei e de’ posteri.
  2. Le leggi debbono essere ponderate, per non esporsi al bisogno di continui cambiamenti; perchè questi partoriscono alla cosa pubblica dannose oscillazioni. In ciò gli antichi erano provvidissimi. — Pitagora andato per stabilirsi nel paese de’ Locresi trovò alle frontiere deputati che glie ne vietarono l’ingresso, temendo che volesse consigliare cambiamenti nella legislazione — Noi siamo contenti delle nostre leggi, gli dissero, e non vogliamo farvi mutazione alcuna — (Freret. mem. dell’Accademia Tom. XIV pag.498 sulla fede di Dicearco; e così anche Porfirio sulla fede di Temisto nella vita di Pitagora §.16.)
  3. Potrebbe aggiungersi, fuggi l’avarizia, siccome peste o cancro, perchè semper infinita insatiabilisque, neque copia, neque inopia minuitur (Sallustio de bello Jugurtino); e perchè nullum vitium tetrius quam avaritia, praesertim in principibus et rempublicam gubernantibus (Cicerone de officiis lib. II. cap. 16.)