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114 viaggio nel mar rosso e tra i bogos.

il cuore del bastimento, vale a dire la macchina, è governata da europei: sull’Egias conobbi, sotto il rozzo saio del macchinista, tre giovani inglesi, colti e garbati, tre gentiluomini, il cui consorzio abbreviò per me le noie della navigazione.

Più tardi, si videro a manca varii isolotti bassi, striscio di mare verde, e in distanza frangenti coperti di spuma. Allora, essendo il giorno per finire, il capitano ordinò di fermare la macchina e di immergere l’áncora, poichè la navigazione è assai pericolosa, di notte, in quel pelago sparso di mille insidie. Non appena terminata la manovra, i marinai cacciarono le loro lenze in mare e ne trassero bentosto molti scomberoidi, che furono cotti la sera medesima per cena e trovati eccellenti. Nel mattino successivo, oltrepassati felicemente banchi e scogli, il vapore percorse buon tratto di strada senza che avvenisse alcun incidente degno di menzione, tranne la cattura di un piccolo squalo che, secondo l’uso della gente di mare, fu in cento guise martoriato in rappresaglia dei misfatti di cui è lorda la sua ferocissima stirpe. Passata quinci un’altra notte all’ancora, si proseguì a navigare, con velocità assai ridotta, per un labirinto di bassifondi, che mette al porto di Suakin. Così si chiama un angusto canale rinserrato fra due banchi di sabbia, nel cui fondo si specchia, in un piccolo bacino interno, l’isoletta dello stesso nome. È questa, come Massaua, un banco madreporico, angustissimo, emerso di pochi piedi sul livello del mare, quasi tutto coperto di case e capanne; e trovasi così prossimo al continente, che da qualsiasi punto del suo perimetro è facile scagliare un sasso all’altra sponda. In terraferma, verso settentrione, si trova presso la riva un popoloso sobborgo ed un mercato ben provvisto, cui affluiscono, a smerciare le loro derrate, le carovane della Nubia e del Sudan. Colà io vidi in mostra: datteri, dura, riso, lenti, fagiuoli, nonchè varie altre specie di legumi; ed esistonvi pure considerevoli depositi di merci provenienti dall’interno, come: caffè, gomma, burro, pelli e stuoie. Vi si esercitano inoltre varie piccole industrie, e per citarne una, quella degli armaiuoli, che foggiano ferri di lancia e pugnali a lama adunca.

La città di Suakin, emporio e porto della Nubia, riproduce l’aspetto ed il carattere di Massaua, con qualche piccola differenza a favore della prima. La sua popolazione si fa ascendere dal colonnello Merewether a 2000 anime; ma io credo questa