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66 viaggio nel mar rosso e tra i bogos.

con quattro uomini d’equipaggio, col patto, ben s’intende, di dirigersi ovunque mi fosse piaciuto. Secondo l’accordo stipulato, la barca doveva essere accompagnata da un palischermo, che all’occorrenza mi sarebbe servito all’approdo ed alla perlustrazione dei bassifondi. Fissato il giorno della partenza, feci porre a bordo alcune provviste: riso, dura, farina e datteri (non si trovavano altri viveri a Massaua, in quel momento); poscia le mie armi, i miei recipienti di latta pieni d’alcool, per le collezioni, e finalmente una piccola bussola e l’ottima edizione italiana della carta di Moresby, pubblicata dal Pellas. Al momento di far vela, l’agente sanitario del porto di Massaua, signor Alissafì, essendo in procinto di trasferirsi nell’isola di Dahlac, per ragioni d’ufficio, mi esibì gentilmente di far il viaggio seco, in un legno assai più grande e migliore del mio. Ed avendo io con piacere accettato l’invito, ci imbarcammo la sera del 10 maggio ed il sambuk sferrava a notte avanzata, all’ora in cui suol levarsi la brezza di terra.

Poichè fummo fuori del porto, mi posi a giacere sul mio angareb1 e mollemente cullato dal dolce moto del legno (il mare era in perfetta bonaccia), mi abbandonai al sonno, fino a tanto che il sole già alto sull’orizzonte non mi risvegliò, dardeggiando sul mio capo gli ardenti suoi raggi. Eravamo allora poco lunge da terra, non spirava il più leggero alito di vento e la vela penzolava inerte dall’antenna; ma per buona sorte, si levò sul tardi una brezzolina fresca che ci tolse da quella incresciosa immobilità e ci condusse, dopo il tramonto, in vista di Dahlac, la quale ci apparve come una striscia nera sull’azzurro cupo del cielo; poco appresso il sambuk, guidato da esperto nocchiero, passò, ad onta dell’oscurità, frammezzo ad alcuni isolotti, poi attraverso ad un angusto canale, ed entrò nella baia di Nucra.

Destandomi, sul far del giorno, provai una gradevole impressione nell’osservare la distesa delle acque pure e terse, in cui si specchiava la barca, e tutto all’intorno una costa bassa coperta di mimose, tra le cui fronde si infiltravano lietamente i raggi del sole nascente.

  1. Questo mobile, di cui ho già precedentemente parlato, ci vece di letto a bordo alle barche arabe.