Pagina:Istorie dello Stato di Urbino.djvu/182

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Libro Secondo. 143

tria, del Correttore de’ tristi, del Rimuneratore de’ buoni, del sostentatore de’ poveri, del protettore de’ pupilli, dell’Avocato giusto delle povere vedove, del Roboratore de’ deboli, del Sollevatore de gli oppressi, del Consolatore de gli afflitti, e del universal Benefattore d’ogn’uno in quella Terra: laonde il Sommo Pontefice URBANO VIII. di ciò informato, per consolare quei Cittadini, e popolo; compatendo alle doglianze loro, si compiacque di crear questa Terra Città; degna di quest’honore stimandola, per trovarsi in essa, più che di Città mediocre i requisiti; e l’Anno 1636. Honorato de gli Honorati per Vescovo primiero mandolli. E si come con questa dignità erasi di Castello in Città mutata; così l’antico nome lasciandosi, e preso quello del nuovo Benefattore, per aggettivo al nome generale, volle Cittade Urbania chiamarsi.

Huomini per la buontà dell’aria di ingegni sublimi hà questa Patria in ogni tempo prodotti, e più che d’ogni altro di Bramante si vanta, il quale sicome alle mecaniche, & alla visuale Architettura diede lo spirito; così di essa il nome alzò sino alle Stelle.

Da Urbania cinque miglia distante, verso l’Occaso, trovasi la Città di Sant’Angelo in Vado, già terra famosa, per l’industria de gli habitanti, e gran concorso di merci; di cui nel sopradetto luogo, come quì sotto ne scrive il Panfili.

Angelus hinc quintum lapidem circumspicit Aluus,
Limina mercator plurimus ista petit

E Flavio Biondo il medesimo affermando, come quì sotto ne scrive: Quinto inde milliario abest Sancti Angeli in Vado Oppidum, mercatoribus frequentatum. Questo nell’antico tempo chiamossi Metaurense Tiferno; non tanto per la fede, che ne dà Leandro nella descrittione dell’Umbria Senonia, con l’attestatione di Federico Bavatio, e d’alcuni Annali, e Pontificij Decreti; quanto per la testimonianza di molte pietre, con Elogi descritte, che in Roma, & altrove furono ad huomini Illustri di questa terra erette; ove non con altro nome si chiama che di Metaurense Tiferno. Probabilmente si crede, che la medesima fosse da i primi Barbari, che saccheggiarono l’Italia, con Petino distrutta, e che da gli suoi Cittadini dentro l’istesso luogo in successione di tempo, sotto la protettione di San Michel’Archangelo riedificata venisse; che per ciò nell’inanzi, dal volgo Sant’Angelo è stato sempre chiamato. Stè questa nobil Terra molt’Anni sotto la Signoria de gli Ubaldini, da cui passò à i Feltreschi, e nella divolution dello Stato Urbinese, venne à i Duchi della Rovere in Dominio; sotto il reggimento de’ quali, tanto in nobiltà s’accrebbe, che non solo alla maggior parte dell’altre Città più grandi della Regione medema andava al pari, mà per lo concorso de’ forastieri mercanti, e per lo valore de’ proprij Cittadini, assai divenne per tutta

l'Italia