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146 Di Corinalto ne i Senoni.

nome, con quello del sudetto Cimarello, e si come egli fù Progenitore di una Prole numerosa, così l'ossa di molti Discendenti riposano seco nella medesima Tomba.


P

ier Santo Banno, fù segnalato Dottore di Legge, & insieme intendente de i militari principij, e nella prudenza politica prevalse ad ogni altro del suo tempo; come ben dimostrollo nella difesa di Corinalto, quando assalito fù dal Duca Francesco Maria della Rovere: però che havendo egli la carica dal Magistrato di guardare le mura, e di commandare in tutti gli affari più importanti di quella guerra (come appare nei Libri delle determinazioni de' Consigli) ne riuscì con tal'honore, che superati gli nemici in tante fattioni, gli astrinse finalmente à partire. Questo mancò (come si crede) nella pestilenza, che seguì dopò l'assedio, con doglia non ordinaria di tutto il Popolo, che per gli suoi fatti egregij, e per lo beneficio prestato alla Patria, poso meno che l'adorava. E se non fossero stati i Cittadini di essa ritardati dalle miserie di quei calamitosi tempi di peste, senza fallo haverebberli alzata di bronzo una Statua, à sempiterna memoria.


I

n questi medesimi giorni fiorirono anco in valore, & in ardir militare Magnone di Bartolomeo, e Mascio di Iacomo; i quali con honorata carica di Capitano, in varie guerre fecero esperienza della virtù loro; per lo che si resero degni essere anco honorati nella Patria di questa medesima carica, nel tempo della sudetta Guerra (come appare nel citato Libro delle determinazioni, sotto lì 3. di Febraro 1517.) ove con tal prudenza, & arte mostrarono il loro pietoso ardire, che con danno incredibile de' nemici, fecero continue sortite fuori, e da lor fieri assalti difeser le mura. Non havendo havuto altra notitia di questi due soggetti valorosi, ne meno penetrato quali siano i Discendenti loro in Corinalto, non posso d'avantaggio parlarne.


B

attista Venerij, essendo huomo saggio ne' consigli, e molto nell'armi esperto; ne gli accennati travagli di Corinalto, consultando in uno, e combattendo, acquistossi gran gloria in quell'impresa. Et essendo Confaloniero, nel mese di Marzo, e d'Aprile, dopò la liberatione della Patria, molto giovevole si rese al Publico, sgravandolo con la sua prudenza da una infinità di debiti, per la difesa già fatti. Et al tempo del pestilentiale contagio, che pochi Anni dopò, con la total distruttione del Popolo si faceva sentire; pose fuori gran copia delle sue sostanze; accioche si essequissero gli Ordini dati dal Magistrato, per riparare à quelle universali miserie. Et in ogn'altra necessità della Patria mostrò la sua grandezza d'animo, analogata molto alla sua nobilitade natia: es-

sendo