Pagina:Italia. Orazione detta la sera del 13 marzo del 1917 al Teatro Adriano in Roma.djvu/39

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per questa grandezza, per questa vita nuova, che già apparisce in boccio nel giardino della patria, se la primavera dovesse mancare, pensate che voi sareste trascinate alla più dolorosa condizione di servitù; quella di sentirvi il balocco di uomini stanchi, di uomini vinti.

No! No! Per la vittoria e per la nuova guerra del dopo guerra, bisogna chiudere nei giorni la tenacità dei secoli.

Lasciamo dunque ogni riposo e ognuno, ognuno lavori, ed ami ed ami la propria virtù che nella virtù comune compierà il destino della più bella terra del mondo!

Noi siamo, o fratelli, i più felici mortali poi che siamo in un'ora che precede la luce, la luce di un giorno senza tramonto. E beato chi saluterà il suo raggiare improvviso; e beato chi affretta, con la morte sul campo, il miracolo nuovo ed atteso, poi che morendo egli non va nel silenzio passando dalle porte del rosso occidente, ma trasmigra volando fra le rose dell'Aurora novella!