Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/111

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Cicerone 91

niero, dopo Tazio e Numa, ed aspettavano tempo e luogo per fargli scontare i resi servigi. Perocchè al benemerito di rado è perdonato il ben che fece; e l’invidia, rassegnata a tollerare le violenze, non soffre che uno si glorii d’avere operato il bene. Tullio da troppi era preso in uggia, e ce ne rimane testimonio una fiera invettiva, attribuita a Sallustio, nella quale (lasciam da banda le ingiurie contro i costumi di lui, della moglie, della figliuola) gli si diceva: — Vantarti della congiura soffocata! dovresti vergognarti che, te console, la repubblica sia stata sovversa. Tu in casa con Terenzia tua risolvevi le cose, e chi condannare a morte, chi multare in denaro, secondo te ne entrava talento. Un cittadino ti fabbricava l’abitazione, uno la villa di Tusculo, uno quella di Pompej, e costoro erano i belli e i buoni: chi nol volesse, quello era un ribaldo, che ti tendeva insidie in senato, veniva ad assalirti in casa, minacciava fuoco alla città. E ch’io dica il vero, qual patrimonio avevi, e quale or hai? quanto strarricchisti coll’azzeccare liti? con qual cosa ti procacciasti le ricche ville? col sangue e colle viscere dei cittadini, tu supplice cogli inimici, tu burbanzoso cogli amici, turpe in ogni tuo fatto. Ed osi dire, O fortunata Roma, me console nata? Sfortunatissima, che sostenne una pessima persecuzione, allorchè tu ti recasti in mano i giudizj e le leggi. E pur non rifinì di tediarci esclamando: Cedano l’armi alla toga, i lauri all’eloquenza; tu che della repubblica pensi una cosa stando, un’altra sedendo; banderuola non fedele a vento alcuno»1.


IX.


Tra siffatti tumulti andavasi logorando la repubblica, e ormai non mancava se non un braccio robusto che le ponesse o il freno o i ceppi. La capitananza del partito popolare, fiaccamente maneggiata da Gneo Pompeo, fu presa risolutamento da Giulio Cesare. L’orgoglio patrizio egli riponeva nel sottomettersi cotesti usuraj arricchiti; ma agli inferiori mostrava un rispetto insolito, e alla propria tavola facea sedere persino provinciali, e servirli coll’istessa qualità di pane. Pompeo, mentre era tutto invidiuccie verso Cicerone, non pren-

  1. Ap. Quintiliano, Instit. IV.