Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/115

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Cicerone 95

a festeggiarlo; il senato gli usci incontro fino a porta Capena, e il condusse in Campidoglio, donde a spalle venne portato a casa.

Fu una delle più giuste sue compiacenze, e — Qual altro cittadino, da me in fuori, il senato raccomandò alle nazioni straniere? Per la salvezza di quale, se non per la mia, il senato rese pubbliche grazie agli alleati del popolo romano? Di me solo i padri coscritti decretarono che i governatori delle province, i questori, i legati custodissero la salute e la vita. Nella mia causa soltanto, da che Roma è Roma, avvenne che, per decreto del senato, con lettere consolari si convocassero dall’Italia tutti quelli che amassero salva la repubblica. Chi giammai fu più ridomandato dalla curia? chi più compianto dal fôro? chi più desiderato dai tribunali stessi? Ogni cosa fu deserto, orrido, muto al mio partire, pieno di lutto e di mestizia. Qual luogo è d’Italia, ove nei pubblici documenti non sia perpetuata la premura della mia salvezza, l’attestazione della dignità? A che serve rammemorare quel divino consulto del senato intorno a me? o quello fatto nel tempio di Giove ottimo massimo, quando il personaggio che, con triplice trionfo, aggiunse a quest’impero le tre parti del mondo, proferì una sentenza, per cui a me solo diede testimonianza d’aver conservata la patria: e quella sentenza fu dall’affollatissimo senato approvata in modo, che un solo nemico dissentì, e ne’ pubblici registri fu la cosa tramandata a sempiterna memoria? o quel che il domani fu decretato nella curia, per suggerimento del popolo romano e di quelli accorsi dai municipj, che nessuno frapponesse ostacolo, o causasse indugi in grazia degli auspicj; chi lo facesse, sarebbe avuto qual perturbatore della pubblica quiete, e dal senato punito severamente? Colla quale severità avendo il senato repressa la iniqua baldanza di taluni, aggiunse che se, ne’ cinque giorni in cui si poteva trattare del fatto mio, nulla fosse risolto, io tornassi in patria e in ogni dignità.... Il mio ritorno poi chi ignora qual fosse? come, venendo, i Brindisini mi abbiano, per così dire, sporta la destra di tutta l’Italia e della medesima patria? e per tutto il viaggio le città italiche si parassero in festa pel mio ritorno, le vie affollate di deputati spediti d’ogni onde, le vicinanze della città ridenti d’incredibile moltitudine congratulante: l’entrata dalla porta Capena, l’ascesa al Campidoglio, il ritorno alla casa furono tali, che fra quel sommo d’allegrezza io mi accorava che una città così riconoscente fosse stata misera ed oppressa» 1.

  1. Pro Sextio.