Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/206

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186 illustri italiani

sera Colombo essendo sul casserore, vide un chiarore, alquanto disotto dell’orizzonte, ma traverso un tal bujo che non osò affermare fosse terra. Distinse poi molte altre volte come una face, che s’alzasse ed abbassasse colle onde. A mezzanotte, quando i marinaj si radunarono per cantare la Salve Regina, l’ammiraglio, persuaso d’esser vicino a terra, raccomandò loro tenessero ben d’occhi, promettendo una giubba di seta a chi prima dicesse Eccola là. Tiravano a ponente; la Pinta procedeva secondo il solito; alle due di mattina Rodrigo Triana alzò il grido convenuto, e una cannonata annunciò la fausta novella alla piccola squadra; onde misero in penna aspettando il giorno: Terra, terra, si gridava di bocca in bocca. La gioja tutta materiale della ciurma per aver salva la vita e trovato il paese delle spezie, che ha mai a fare coll’intenso tripudio di Colombo, il quale sentiva compiuto il disegno di trent’anni, mutati in applauso i sarcasmi, aperto un nuovo mondo, coronata metà della vita, e nuove gloriose fatiche preparate all’altra metà? Sono di quei momenti che il genio solo conosce, e uno basta a compensar un’intera vita di abnegazioni e di patimenti.

Il sole del 12 ottobre scintillò sopra l’isola più bella, da’ cui boschi, lussureggianti d’un verde sconosciuto, ecco sbucar frotte d’uomini nudi e maravigliati. Gittate al mare le scialuppe, in ricco addobbo e collo stendardo reale Colombo sbarca; e beato d’un’aria balsamica, d’una robusta vegetazione, ma più di una contentezza che il vulgo non intende, prostrasi a terra ringraziando Iddio, e prende solennemente possesso del paese.

I natii nulla comprendeano di queste cerimonie, ma semplici e queti s’accostavano a guardare, a toccare; oggetto anch’essi di non minor meraviglia ai nostri. «Affinchè (scrive Colombo nel giornale sotto il 15 ottobre), affinchè ci trattassero amichevolmente, e perchè conobbi ci si darebbero in balìa e convertirebbonsi alla nostra santa fede più per dolcezza e persuasione che per violenza, donai a certuni de’ berretti coloriti e perline di vetro che adattavano al collo, e altri gingilli, che a loro cagionarono una letizia da non dire, e in modo meraviglioso ce li conciliavano. Veniano a nuoto nelle scialuppe nostre, portandoci papagalli, filo di cotone in gomitoli, zagaglie e altre cose, e le cambiavano con chicchi di vetro, sonaglini, insomma con quanto loro offrivasi, dando volentierissimo ciò che possedevano. A tutti i segni mi parver gente molto povera. Uomini e donne vanno