Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/351

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napoleone 329



XIII.


Sui campi egli era sempre l’incomparabile guerriero. Rinnovate le ostilità, insorto il Tirolo, minacciato il regno d’Italia (aprile 1809), Napoleone si presenta fra i monti germanici, presto occupa Vienna; a Essling (22 maggio) è ad un punto d’esser battuto, ma rifattosene, a Wagram vince dopo orrido macello (5, 6, 7 luglio) e una nuova pace (14 dicembre) mortifica, non disfà l’Austria.

Come gli strategici aveano studiato i piani di Alessandro o di Cesare, così i moderni si fissano su quelli di Napoleone, ma non seppero ancora prefinire in che ne stesse l’originalità, e forse la grand’arte consisteva nell’adattar le mosse alla situazione. Mentre assediava Mantova, il nemico crede coglierlo alle spalle, ed esso inchioda le artiglierie, scioglie il blocco, e concentra sue forze sulla strada del nemico. Ad Arcole si avventura in un argine fra acquitrini, e così elide la superiorità numerica del nemico. A Rivoli osserva che la fanteria austriaca signoreggia le alture, mentre la cavalleria e l’artiglieria accampano al piano, ed egli si caccia di mezzo, e li sbaraglia separati. A Marengo e ad Ulma prende gli avversarj alle spalle; ad Austerliz li sfonda; in somma non si ostina in un sistema, ma varia di spedienti, purchè vinca. Concentrando tutto in sè, utilizza le qualità speciali di ciascun generale senza suddividere il comando, e dispone di questi non meno che dei soldati, dei quali non calcolò mai nè il numero ucciso, nè i patimenti. La tattica lasciò al punto ch’era sotto Federico II, solo dilatandone l’applicazione; l’ordine in colonna preferì; il battaglione quadrato, con cui avea dovuto difendersi in Egitto e per cui vinse a Marengo, venne di regola anche nell’offesa; contro la cavalleria si adottò il fuoco di fila successivo; le truppe vennero abituate a scavare, spianare, munire; e massime il campo di Boulogne, così inutile del resto, fu un grande esercizio, dove i generali s’impratichirono delle grandiose evoluzioni sotto gli occhi dell’imperatore.

L’efficacia principale derivava dalla portentosa attività di lui, che tutto vedeva, prevedeva, disponeva, incoraggiava, riconosceva il terreno, non badando a spese per avere spie e mappe; prima del fatto lasciava ingaggiare piccole avvisaglie, dall’alto osservando gli effetti; durante tutta la battaglia non istaccava gli occhi dalla mischia,