Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/428

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404 illustri italiani

i libri pericolosi al costume, alla morale, alla fede, ma sol dopo pubblicati e denunziatile.

Denominarono Crociate le spedizioni che tutta Europa assunse, cominciando nel 1096 e seguitando per secoli, onde ritogliere la terrasanta ai Musulmani che la tiranneggiavano, e che minacciavano di là estendersi all’Europa. È l’impresa più grande de’ secoli moderni, e l’unica dove tutta Europa si trovasse unita a combattere tutta l’Asia e l’Africa maomettana: e non già per vendicare la rapita Elena o per fabbricare Roma, ma per proteggere la civiltà della croce contro la voluttuosa barbarie dell’islam; per decidere se l’umanità doveva retrocedere fino alla schiavitù, al despotismo, alla poligamia, o liberamente lanciarsi alla libertà, all’eguaglianza, al progresso.

La poesia sgorgava a torrenti da tal soggetto. L’antichità profana sui passi de’ crociati presentava le ruine della Grecia e dell’Egitto; e un museo in Costantinopoli, rimasto in piedi ancora a guisa d’un vascello gittato sulla spiaggia con tutto il suo attrezzamento, ma senza la ciurma. L’antichità sacra popolava di reminiscenze ogni contrada, ogni sentiero; i cedri del Libano ricordavano Salomone, come le rose di Gerico la Sunamitide: l’esultanza di David e i gemiti di Geremia, i trionfi di Giosuè e la deplorata schiavitù; le profezie annunziate e le compite, il giardino del primo uomo e la culla del Figliuolo di Dio, l’orto ove Cristo provò i mortali scoraggiamenti e la valle dove tornerà giudice tremendo, circondavano d’un alito sacro ogni moto dell’epica musa. Quanto di pittoresco poi non poteasi cogliere nei costumi riuniti di tutta Europa, dal siciliano Tancredi fin a Sveno di Danimarca! Ed erano quelli i secoli della forza, della varietà, delle avventure, delle volontà risolute e indipendenti, quando ogni castello vivea di vita distinta, ogni barone formava storia da sè, ogni vescovo avea combattuto sul campo e discusso ne’ Concilj. Nè già era un re o un capitano che disegnasse l’andamento d’una spedizione, cui migliaja d’uomini dovessero eseguire colla materialità di macchine; ma ciascun pedone devoto o cavaliere di ventura, consacrato a Cristo il braccio, passava per usar il più valore che potesse e al modo che volesse: conflitto e accordo di volontà maschie, indomite, donde risultavano i caratteri più determinati, le avventure più vive, la fantastica mescolanza, dominata dalla grande unità del pensiero cristiano. Qui dunque religione, qui memorie, qui cavalleria, qui rischi, qui un amplissimo divisamento