Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/539

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scipione ricci 515

cipi cattolici possano riuscirvi (1790): ma quando salì imperatore Francesco II, egli fu congedato, assegnandogli, è vero, lauta pensione e gli onori e le insegne del posto, non men che al Tamburini. Al venire de’ Francesi fu rimesso in posto, ma essendosi allora soppresso il seminario generale, egli tornò in patria, e sebbene vedesse la nazione bresciana decaduta troppo dalla prisca floridezza, v’accettò la cattedra di eloquenza. Ivi recitò un’orazione, nella quale il famoso anatomico Antonio Scarpa lodava «quella filosofica franchezza che pochi in simile argomento avrebbero osato di spiegare nelle presenti circostanze. Come si troveranno piccoli i nostri repubblicani e i nostri legislatori, i quali non sanno nulla di tutto ciò che Zola si propone d’insegnare! Come dovrebbero trovarsi umiliati quelli che a governare credono bastevole l’andar vestiti da ranocchi, con gran pennacchio e gran sciabola».

A lui vediamo prodigate lodi dagli scolari e dai colleghi, fino a dire, Nulla ferent talem sæcla futura virum; ma Germano Jacopo Gussago suo encomiatore parla «delle peripezie ch’egli ebbe a soffrire, sino a spargersi sopra di esso, da’ preti, da’ frati e da’ bigotti, sospetti di libertinaggio e di empietà». Fu sempre appassionato dei romanzi, nel che esortava a non imitarlo.

Allorchè di Francia, con un torrente d’armati ci fu trasmesso un torrente di errori, e della servilità nostra fu sintomo un vomito di opuscoli avversi alla religione e brutte copie di francesi, molti di quelli che aveano osteggiato il pontefice scesero nell’arena a difendere l’autorità, che aveano contribuito a scassinare. Ma l’alito del portico teologico di Pavia si sentì lungamente fra il clero lombardo, e proruppe fin nel 1855, allorchè qualche prete pavese, per la dichiarazione dogmatica dell’immacolata concezione, sofisticò sul modo della decisione e della promulgazione; volle vedervi un tentativo del papa di svertare l’episcopato; poneva in avvertenza il Governo; sperava che il potere civile proteggerebbe dalle persecuzioni ecclesiastiche: frasi conosciute e ripieghi consueti di quella scuola.

E in nostra gioventù vedevamo in Lombardia, il clero diviso tra papisti e giansenisti: questi ultimi, generalmente di austera condotta e di studio, e che facilmente curvaronsi alla servitù francese, impostaci col nome di libertà, ottennero impieghi, onori, vescovadi; pure non vi galleggiò alcun nome, che pareggiasse i tanto illustri di Francia.