Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/610

Da Wikisource.
586 illustri italiani


Meravigliavasi ancora che, mentre abbondano scuole ove con lungo tirocinio addestrarsi nell’arti belle, così scarsa cura si adoperi nell’estendere le cognizioni della civiltà.

Vissuto nei tempi del maggiore sobbollimento d’Europa, veduti casi e persone che formeranno epoca, chiamato ad osservare in atto i congegni degli Stati, aveva avuto e campo e volontà di studiare i sentimenti, i raziocinj, gli atti, cioè lo sviluppo religioso, scientifico e pratico della società, ed imparato a giudicare al vero dei casi, degli uomini, dell’umanità. Quindi avea tratto una sicura e grandiosa maniera di valutare i politici eventi, sorvolando alle minuzie per coglierne i supremi risultamenti, e stimarne il merito morale e la politica ragione. Quindi ancora una salda fiducia ne miglioramenti sociali, e sapeva avvertirli anche traverso agli apparenti disastri; ma conosceva del pari che un altro indizio dell’egoismo moderno è la sfrenata fantasia di cose nuove, che pretende immediati i progressi, cui si arriva solo con movimento continuato ma insensibile, col tener occhio alle spinte innovatrici del tempo, deducendone una prudenza, che guida le necessarie e non precipitate riforme, senza disperar mai della Provvidenza.

Mostrando però come le anime generose devano temperare il proprio ardore e transigere col lento svolgersi dello spirito pubblico, non dimenticava che, nei gravi momenti della patria, il giovane che si avventa nei pericoli senza calcolare se il suo sangue sarà utile, è più stimabile del freddo ragionatore, che s’asside fra le rovine esclamando: — L’avevo predetto».

Consentaneo a ciò, sostenne senza vanità le cariche; con virtuosa rassegnazione tornò alla povertà; nè mai trescò con coloro che per ignobili vie tendono a nobile meta: tanto in ciò più lode vole, quanto il camminar a piccoli passi reca una specie d’affanno a chi si sente capace di percorrere di slancio la via.


XVII.


Han detto che l’uomo di esteso intelletto non è di forte memoria. Il Romagnosi è una delle molte eccezioni che io ho conosciute. Han detto che le facoltà mentali non si ampliano se non a scapito delle facoltà del cuore. Altra consolazione dell’invidia. Il Romagnosi, amò i vicini, amò quel che gli fu servo buono e fedele; amò la sua terra