Pagina:Jeans - L'Universo Misterioso, 1932.djvu/141

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la relatività e l'etere 141


niente sistema di riferimento per esporre il modo di operare della natura, proprio come nella fig. 2 ci dà un mezzo conveniente per rappresentare la corsa del treno.

Tuttavia, perchè noi possiamo rappresentare tutti i fenomeni naturali con questo mezzo, esso deve corrispondere a una realtà obiettiva. Ma la sua divisione in spazio e tempo non è oggettiva; essa è puramente soggettiva. Se voi ed io ci moviamo con velocità differenti, lo spazio e il tempo significano per voi qualche cosa di differente da quello che essi significano per me; noi dividiamo il continuo in spazio e tempo in maniera diversa, proprio come, se noi stessimo con la fronte in direzioni differenti, «di fronte» e «a sinistra» hanno signficato diverso per noi due, o come i due giocatori di cricket dividono il campo di cricket in maniera diversa, senza che la palla di cricket ne sappia niente.

Pure se io cambio la mia velocità, frenando la mia vettura, o saltando in un autobus in corsa, io da me stesso mi adatto alla divisione in spazio e tempo. E l’essenza della teoria della relatività è che la natura non sa nulla di queste divisioni del continuo in spazio e tempo; con le parole di Minkowsky: «spazio e tempo separati svaniscono in pure ombre e solamente una sorta di combinazione dei due ha una realtà». Questo mette in luce che l’antico etere era inevitabilmente destinato a scomparire — esso si assu-