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162 nelle acque profonde


Per descrivere l’urto di tre elettroni, noi abbiamo bisogno d’un etere a dieci dimensioni, nove di spazio e una di tempo. Se non vi fosse l’ultima dimensione del tempo che lega insieme tutte le altre, i vari elettroni esisterebbero tutti in spazi tridimensionali non comunicanti. Così il tempo figura come la calcina che tiene insieme i mattoni, come, in un mondo spirituale, le «monadi senza finestre» di Leibnitz sono legate insieme dalla mente universale. O forse per essere più vicini al caso attuale, noi possiamo pensare gli elettroni come oggetti del pensiero, e il tempo come il processo del pensare.

Molti fisici vorranno ammettere, io penso, che lo spazio a sette dimensioni in cui la meccanica delle onde raffigura l’urto di due elettroni è puramente una finzione, nel qual caso anche le onde che accompagnano un elettrone debbono essere riguardate come una finzione. Così il prof. Schrödinger, scrivendo sullo spazio a sette dimensioni, dice che sebbene «abbia un significato fisico determinato, non può esser giusto dire «esiste»; poichè un movimento di onde in questo spazio non può dirsi «esistere» nel senso ordinario della parola. Esso è semplicemente un’adeguata descrizione matematica di quel che accade. È possibile che anche nel caso d’un solo elettrone il movimento d’onde non debba dirsi «esistere» in senso troppo letterale, sebbene lo spazio di configu-